Entrata nelle collezioni dello stato Italiano nel 1971 attraverso l’acquisizione dall’ultimo proprietario privato, la contessa Henriette Barberini, l’Arpa Barberini rappresenta un’importantissima sintesi dell’arte visiva barocca nonché uno splendido esemplare di arpa tripla italiana. Realizzata - secondo quanto afferma lo studio di Chiara Granata - da Geronimo Acciari, Giovanni Tubi e, per le dorature, Simone Lagi, è caratterizzata da fastose decorazioni e dallo stemma di famiglia dei Barberini che sormonta lo strumento, alla sommità del pilastro frontale. Per un certo tempo il disegno dell’arpa è stato attribuito a Gianlorenzo Bernini - anche lui gravitante, al tempo, presso la dimora della famiglia Barberini - ma, recenti ricerche, hanno riconosciuto in dei bozzetti conservati agli Uffizi di Firenze, la “Paternità” del disegno come attribuibile alla mano di Giovan Battista Soria, , romano, allievo dell’ebanista, disegnatore e teorico dell’architettura Giovan Battista Montano, e anche lui attivo al servizio dei Barberini come intagliatore (https://www.harfenlabor.com/research/disegni-per-strumenti-musicali/). In termini strettamente funzionali, l’arpa Barberini è un'arpa a tre ordini che rende possibile suonare le alterazioni per mezzo della fila centrale di corde, frapposta tra i due ordini laterali accordati all’unisono sulle note naturali. Un secolo più tardi, nel 1720, lo stesso problema verrà affrontato e risolto definitivamente con l’introduzione dei pedali, da Hochbrucker. Ha 4 fori o rosette e 3 ordini di corde; il retro della cassa armonica è a 11 facce; monta 76 corde di cui 23 sull’ordine destro, 24 sul sinistro e 29 in quello centrale. Le sculture lignee raffigurano: nella parte alta della colonna due putti che sostengono lo stemma Barberini, nelle zone sottostanti in alto due putti e nella zona centrale due giovani abbigliati con pelle di leone. Insieme con gli aspetti estetici e tecnici dello strumento, gli interventi effettuati su di esso - e dei quali siamo a conoscenza - raccontano indirettamente anche le storie a cui è collegato. Ne sia un esempio il conferimento a Maffeo Barberini (1631-1685) dell’ordine del Toson d’oro, nell’anno 1671, da cui scaturì un intervento sull’arpa per aggiungervi il suddetto “Vello d’oro”, celebrativo del conseguimento dell'onorificenza e che comportò la rottura di uno dei piedi dei putti localizzati alla sommità del pilastro: terminato l' intervento di ripristino ci si accorse, tardivamente, che era stato commesso un errore e così, ancora oggi, sono visibili sul putto di destra in cima alla colonna, due piedi sinistri.
Arpa tripla Barberini costruita da Geronimo Acciari a Roma nel XVII secolo.
L’arpa barocca, commissionata dal cardinale Antonio Barberini al liutaio romano Acciari con la collaborazione dell’intagliatore Giovanni Tubi, è una sintesi di arte visiva barocca. Ha 4 fori o rosette e 3 ordini di corde; il retro della cassa armonica è a 11 facce. L’armatura in tre ordini permette l’esecuzione anche di note cromatiche ovvero di semitoni, ben prima dell’invenzione dei pedali che risale al 1790. Le sculture lignee raffigurano: nella parte alta della colonna due putti che sostengono lo stemma Barberini, nelle zone sottostanti in alto due putti e nella zona centrale due giovani abbigliati con pelle di leone. (Descrizione da L. Cervelli, “La galleria armonica”, pp. 306 – 308 ).