La figura di Andrea Amati riveste un’importanza cardinale per la storia del violino. La parte documentabile della sua formazione, lo vede a bottega di Giovanni Liunardo da Martinengo dove apprende i fondamenti della liuteria. Il salto verso gli strumenti ad arco è, secondo alcuni, da ricercarsi in un possibile incontro avvenuto con il caposcuola di area bresciana Gasparo da Salò, specialista in strumenti ad arco (di cui il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali conserva un violone a sei corde convertito il contrabbasso barocco n.d.r.). Ad Andrea Amati dobbiamo le prime innovazioni sul violino che incisero in modo decisivo sulla storia dello strumento: oltre alla forma e alle proporzioni del violino nel suo complesso sono da menzionare il cambiamento della posizione del ponticello, collocato più in alto, vicino alla tastiera, insieme con lo spostamento e il ri-disegno della forma delle “Effe” ovvero i buchi per il suono e ancora, l’utilizzo di legni dagli spessori sempre più sottili come elemento migliorativo del comportamento vibratorio dello strumento costituiscono dei capisaldi strutturali del violino per come lo conosciamo portano il marchio di Andrea Amati. Il pezzo conservato al MNSM appartiene ad una serie di strumenti ad arco che Andrea Amati costruì, pare, a partire dal 1566, per le feste danzanti della corte francese, presso la quale, al tempo, era in forze Jean Baptiste Lully, compositore italiano naturalizzato francese, come “Maestro” di corte; gli ultimi strumenti lasciarono Cremona probabilmente nel 1572, in occasione delle nozze di Carlo IX. Due secoli piu tardi, la furia dei rivoluzionari francesi non risparmiò le opere del liutaio cremonese custodite a Versailles; l’orchestra di strumenti andò dispersa e in parte perduta per sempre. Il fondo, la testa e le fasce del violino presentano tracce dell’apparato decorativo (attribuito a Sofonisba Anguilossa, pittrice alla corte di Filippo II di Spagna, imparentato con la madre di Carlo IX, Caterina de’ Medici) che il tempo, in conseguenza dell’utilizzo dello strumento, lentamente ma inesorabilmente s’è portato via. Sulle fasce sono visibili solo poche lettere in foglia d’oro di quello che secoli fa era possibile leggere: Pietate et Justit(c)ia, il motto di Carlo IX, re di Francia, figlio di Caterina de’ Medici. Sul fondo, poco è rimasto delle decorazioni pittoriche che riproducevano lo stemma del re di Francia al centro fra le figure della Pieta e della Giustizia e i bellissimi angeli reggi-corona. Il piano armonico e la testa sono opera di rifacimento da parte di Claude Lebet, mentre il fondo in acero è originale. Nel 2011 questo pezzo di pregio indiscutibile è tornato nella disponibilità del patrimonio nazionale a seguito di un’operazione di recupero condotta con successo dal Nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale.
Violino costruito a Cremona da Andrea Amati nel 1567.
Il violino Amati è detto “Il portoghese” a causa del luogo del suo ritrovamento. Sequestrato nel 2011, il violino è stato poi confiscato dai Carabinieri e, a seguito di un lungo processo, dichiarato bene di interesse storico e artistico nazionale e collocato presso il Museo. Lo strumento, adornato da finissime decorazioni pittoriche sul fondo e sul retro del riccio, mostra nelle fasce il motto di re Carlo IX “Pietate et Justitia”; ciò lo riconduce a una serie di strumenti ad arco denominati “Les violons du roi” che il liutaio cremonese costruì per due delle più importanti corti d’Europa: quella di Filippo II, anche sovrano di Cremona, e quella di Carlo IX e Caterina de’ Medici. Il piano armonico e la testa sono opera di rifacimento da parte di Claude Lebet, mentre il fondo in acero è originale. La decorazione pittorica sul fondo mostra due figure e uno stemma circondato dal collare dorato dell’Ordine di San Michele e sormontato dalla corona reale.