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CROMORNO A UNA CHIAVE, JEORG WEIR, SEC. XVI

Gli strumenti fanno parte di un gruppo di sette cornamuti torti provenienti dalla Collezione di Benedetto Marcello ed ora nel Museo degli Strumenti Musicali, tutti di identiche caratteristiche stilistiche e costruttive, con identico marchio a fuoco. Sono quindi tutti da attribuire a Jeorg Weier, attivo a Memingen nella prima metà del secolo XVI, la cui firma figura su uno solo degli esemplari, il cromorno torto contrabbasso. CROMORNO A UNA CHIAVE GRANDE BASSO, Inv. 2803 CROMORNO A UNA CHIAVE BASSO, Inv. 2804 CROMORNO TENORE UNA CHIAVE, Inv. 2805 CROMORNO A UNA CHIAVE, Inv. 2806 CROMORNO CONTRALTO, Inv. 2807 CROMORNO SOPRANO, Inv. 2808 CROMORNO SOPRANO, Inv. 2809

Inventario Museo Nazionale degli Strumenti Musicali
2806
Catalogo generale OA
1200096604
Famiglia
Strumenti a fiato
Tipologia
CROMORNO TENORE A 1 CHIAVE SEMPLICE
Periodo / Anno
Sec. XVI
Ambito Culturale
Germania, Memmingen
Autore/Attribuzione
Jeorg Weir
Materiali
Legno di bosso; ottone
Misure in cm. (largh./alt./lungh.)
25.5; 79.3
Luogo di conservazione
Esposto in MNSM Palazzo Samoggia, Roma

Cromorno tenore realizzato in Germania da Jeorg Weir nel XVI secolo.

Il cromorno tenore manca di capsula; ha 10 fori e una chiave semplice a farfalla, con coprichiave in ottone graffito recante la data (1524) e vari fregi con 3 forellini. Sotto la capsula sono intagliati 4 anelli. Sebbene la firma sullo strumento sia chiarissima, l’autore è citato da Langwill e da altri studiosi come “Wier”. Fu attivo a Memmingen nella prima metà del secolo XVI; altri suoi due cornamuti (cromorni) torti, datati 1522, si conservano al Museo di Vienna. Lo strumento fa parte di un gruppo di sette cornamuti torti dello stesso autore provenienti dalla Collezione di Benedetto Marcello ed ora nel Museo degli Strumenti Musicali, tutti di identiche caratteristiche stilistiche e costruttive, con identico marchio a fuoco. La firma di Jeorg Weier figura su uno solo degli esemplari, il cromorno torto contrabbasso inv. n. 2803. (Descritto e catalogato anche in L. Cervelli, “La galleria armonica”, pg. 242).